14 Nov. 1573 (from Liège): “Il studio del signor Langio sta ancora in quelli medesimi termini che prima. Il signor dottor Arias Montanus desiderava ogni cosa insieme, tanto le medaglie che i libri. Ma per il cattivi tempi che correno adesso pare che sia refredato. Se Anversa fosse lameno la mita di quel che è stata non si metterla tanta difficoltà. Hora conviene d’haver patientia. Io, mosso di misericordia et affettione grandissima alla memoria di esso Langio, se ben non ho troppo il modo et li tempi cattivi tanto mi toccano che il altri, ho proferto quattro cento scuid d’oro, tanto per la libreria, che per le medaglie, et se tra un mese di tempo non troviamo meglior conditione, credo di haver ogni cosa a quel pretio; che in effetto mi pare assai per me, per haver quasi ogni cosa prima. Ma bisogna essere amico ancora alli morti. Questo mentre staremo a veder quel che la fortuna noi mandarà, et spero di puoter servir a V. S. d’una parte di queste bellezze. Ho dato ordine a un pittore per la sua effigie et spero poterla mandare con le prime. Quanto alla sollecitudine di V. S., che la fa dubitare, se io mi tengo contento della ricompensa di ciò che ha havuto da me, la prego da voler creder ch’io me tengo contentissimo, non desiderando altro, che di complacerle et servirle d’ogni cosa mia; quello che scrissi fu solamente per il desiderio ch’io hebbi d’un Pertinace, che mi dura ancora più che di nessun altra cosa. Ben voglio ricordarle che m’havera promesso il Didio Juliano, innanzi ch’io il donassi l’Elagabalo per farla haver un Maximo d’argento insieme con Pupieno. Il Claudio certamente mi ha costato più di XX medaglie consolari non delle più rare; imperò tali che il Langio non haveva, perchè io li donai più di LX, per le quali non mi rese altro che doi Claudii, uno d’ore et l’altro ch’hebbe V. S. con tre o quattro medaglie di imperatori più bassi. Egli le chiamava bigatti et quadrigati, acciochè V. S. non lasciasse di mandarli al solito qualche cosa più rara. Questi sono lenocinii, per dirlo così, di quella arte. Et prometto, faceva di me ciò che voleva per la dolcissima sua conversatione. Piacesse a Dio, che me governasse ancora et tal volta mi levasse qualche particella della mia melancholia a l’occasione di questi tempi tanto affitti, perchè se ben le cose di Liège non van tanto male, aliquid tamen mali propter vicinum malum. Spero che Dio per la sua bontà et misericordia metterà rimedio. Hora io li mando con questa il mio Antistius vetus per farla vedere con effetto il desiderio che ho di complacerli. So che V. S. desidera così fatte medaglie haver duplicate, parte per gli Augusti, parte per le famiglie. Se V. S. ha questa un’ altra volta, la prego che, guardando la più bella per se, mi rimandi l’altra; se non, se ne serva di questa, perchè la merita più da me, mettendo tante spese et fatighe per publicare il suo studio. Li miei Augusti appena sono 52 o 53, et ne posso sperare di quelli del Langio otoo o dieci altri. E passato più d’un mese, che ogni modo voleva mandarli una nota di quelli; ma insin’ adesso non la fatto. V. S. se li piace, mi mandi la nota di quelli, che ha o può haver duplicati, et presto saremo d’accordo. Li Augusti del Goltzio non son ancora venuti fuora. S’intende, che il signor duca Dalva é arrivato in Anversa, et il governator nuovo, chi viene di Milano, passa hoggi per questo paese, et tra doi o tre giorni sarà anco egli in Anversa [...] Pare che V. S. non habia il Giuliano Apostata d’argento; se non lo ha, io ne li manderò uno assai bello, havendolo duplicato, senza toccar quelli del Langio sin tanto che sia fatto il mercato” (Vatican, Biblioteca Vaticana, Vat. 4105, f° 51-52; see Nolhac 1887, p. 58, note 3 and Orbaan 1911, no. 33, p. 28-29).