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Nicolas-Claude Fabri de Peiresc - Lelio Pasqualini - 1602-4-20

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Nicolas-Claude Fabri de Peiresc, Padua

Nicolas-Claude Fabri de Peiresc - Lelio Pasqualini - 1602-4-20
FINA IDUnique ID of the page  11182
InstitutionName of Institution. Aix-en-Provence, Bibliothèque de Méjanes
InventoryInventory number. Ms. 209, f° 43-46
AuthorAuthor of the document. Nicolas-Claude Fabri de Peiresc
RecipientRecipient of the correspondence. Lelio Pasqualini
Correspondence dateDate when the correspondence was written: day - month - year . April 20, 1602
PlacePlace of publication of the book, composition of the document or institution. Padua 45° 24' 27.79" N, 11° 52' 24.42" E
Associated personsNames of Persons who are mentioned in the annotation. Lorenzo Pignoria, Carlo Borromeo, Angelo Breventano, Gianvincenzo Pinelli, Nicolò Contarini, Antonio Agustin, Cesare Baronio
LiteratureReference to literature. Agustin 15921, Carpita - Vaiani 2012, lettre n° XIII, p. 70-742
KeywordNumismatic Keywords  Egypt , Coin Casts , Drawing , Roman , Tetricus , Argeus , Mountains , Gallienus , Berytus , Syria , Macrinus , Roman Provincial , Levant , Theodosius , Constantinople , Constans , Antioch , Forger , Forgeries , Collection Numbers , Venetian Market , Didius Julianus , Jovianus , Alexandria , Siscia , Conob , Locres , Syracuse
LanguageLanguage of the correspondence Italian
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Grand documentOriginal passage from the "Grand document".

-Lettre du 20 avril 1602 (de Padoue) : « [f. 47] Al Sig. re Lelio Pasqualini, Roma, Molto Ill.re et m.to R.do monsig.re mio oss.mo Con infinita mia sodisfattione et gusto hò letto la sua gratiosissima delli 13 Aprile, che ricevei ultimamente con una scatola di bellissimi pronti Egittij ch’io donai subito al Sig.re Lorenzo Pignoria, insieme con i dissegni della iside et del Serapide, giudicandole cose bellissime, et degne d’esser stampate, con occasione del commento dettole sopra la Tavola del Bembo, la qual opera ne riceverà grandissimo adornamento. Ne la ringratio donque per infinite volte, ed a nume [sic] del sudetto Sig.re Pignoria, il quale le ne resta con molto obligo, et per lo mio interesse particolare; havendoci trovate certe cose che mi sonno venute molto a proposito per confirmatione d’alcuni miei pensieri, et in particolare quella Plasma rotta che hà una figura con testa d’Asino et d’huomo, et poi certe stelle in un tempio con lettere attorno per rovescio, la cui interpretatione integra potrei mandare a V.S. havendola colletta da certi Autori, con altre di questo genere di tagli, et lo farei volentierissimo se non mi ritrovassi adesso in un termine di tante facende [sic] su la mia partenza, ch’apena [sic] potrò rispondere superficialmente alla sua; so ch’ella per la sua cortesia m’havera per iscusato. Per maggior facilità mia servo il suo medesimo ordine. Nel mio Tetrico sarà forzi scritto C. DI. TETRICUS poi che nel suo così chiaramente si vede DIVESU.V.S. si degna offerirme i dissegni de’ suoi ornamenti antichi muliebri che non so come non accettargli, quando ciò debbia [sic] essere senza suo miuno scommodo; sendo veramente così belli, che non sò se più bella et pretiosa cosa [f. 48] si possa vedere in tutte le reliquie della venerabil’antichità. S’haverò tempo in Venetia, se non subito che sarò in Francia, farò dissegnare tutti i miei sù un foglieto [sic] di carton pecora, osservando di far metter oro dove sonno d’oro, et color di metallo dove sonno di metarlo [sic], et così de’ colori delle pietre legatevi, et subito gli manderò a V.S. , pretendendo (per usurpare i propri suoi termini più convenevoli assai alla mia persona ch’alla sua) che’l paragone delle mie Gioie accresca il splendore delle sue gioie. Conforme all’avviso di V.S. hò fatto scrivere in Milano ad un Gentilhuomo di casa del Sig.r Card.l Borromeo per le mani del quale passarono tutte le cose ch’il Card. le comprò in Roma, egli ne hà risposo [sic] che trà gli scritti d’Angelo Breventano non fù comprato dal Card.le alcun discorso sopra le Medaglie, ne alcun libro de dissegni di diverse antichità bellissime, ch’egli haveva messe insieme con tutto che gliene fossero presentati alcuni bellissimi, de i quali egli si contentò solamente di far copiar le piante de i Cimiterij antichi, la caggione non la sò, portarebbe ben la spesa che si procurasse di trovarli quando sijno restati in Roma. Con questa saranno i pronti delle due più notabili Medaglie dell’Ill.mo Sig.re Contarini con l’Argaeo, gli altri non li potrei mai ricuperare dalli heredi del Sig.re Pinelli di buona memoria, mà quando importasse a V.S. gli vorrei ottenere di nuovo dal detto Sig.r Contarini. Ci sarà anco il pronto della Medaglia di Galieno batuta in Beryto con la figura che porta l’hasta fatta in forma di Croce; et di quella di Macrino colla medesima figura di un Tempio. Di quelle dell’Erizzo, d’Antonino con la Syria, procurerò d’haverne pronto in tutte le maniere [f. 49] che mi sarà possibile, per mandarli subito a V.S. m.to Ill.re ralleggrando [sic] che le sijno venuti così a proposito per confirmatione de sua opinione, laquale conforme a mio debito anteporrò sempre ad ogni altra che potessi haver seguitata fin adesso; l’aspetto con grandissima divotione ma di gratia ad ogni suo commodo. Quanto al resto poi, senza prejudicio della detta sua opinione le dirò solamente che per conto della Tavola Itineraria, ch’io non credo che l’originale che si conserva in Augusta sia quel istesso anticho di mille et più anni, mà che sij stato copiato più volte in diversi tempi, et però non mi farei maraviglia quando il copiatore vi havesse mutato qualche nome anticho in moderno, come Agubium, massime in queste parti d’Italia delle quali facil cosa è ch’egli havesse cognitione: et aggiontovi anco qual cosa dal suo, come AD SCUM PETRU (attenzione: ci sono le linette superiori di abbreviazione), et simil cose christiane; (se bene si potrebbon anco scusare in qualche parte) mà nelle cose di Levante non è così credibile, ch’egli fosse stato così presuntuoso d’alterarvi cosa alcuna, se non nel rappresentarne qu’alcuna [sic] che per la troppo antichità non doveva essere molto apparente; come si vede nella Medaglia che le dicevo di Theodosio et fargli un fiore in testa, in luogo delle torri. Così alla Città di Costantinopoli credo ch’habbia voluto fare una celata in testa con la cresta come si dipingeva anticamente. Per conto della Roma io stimo che fosse stato ò totalmente depennatone il dissegno in questa Tavola ò talmente guasto dall’antichità che il copiatore incapace di maggior cosa si risolvesse di pingerla al modo che s’usava [f. 50] a suoi tempi con quella corona in testa, lasciandovi però ancora un clipeo, et un hasta che dovevan esser restati nella Tavola. Il circolo che è attorno la testa de l’Antiochia mi darebbe poco noia, quando non ci fosse altro, sendo l’uso di esso tanto antico che basta per questo particolare nel libro intitolato Notitia utriusque Imperij, composto vicino a tempi de i Theodosij, non si vede mai imagine di alcuna Provincia ò Città che non habbia il Circolo attorno alla testa; et pur le pitture che ci sonno, non sonno fatte totalmente a caso et a piacere di copiatori. In Ravenna si veggon certi Mosaichi antichi con l’effigie de l’Imperatore Justiniano, et di sua moglie che hanno quel medesimo cercolo attorno alla testa. V.S. vederà il pronto di una Medaglia vergine et sincera di Costantio con quel cercolo molto spiccato, se ben qualc’uno [sic] potrebbe dire che non fosse fatto per quello. L’interpretar le lettere ANT. Per Antiochia, et così delle altre città era uno di quei pensieri ch’io desideravo di communicar a V.S. senza haver mai saputo che fosse stata inventione d’un Inglese, come ella mi dice, saprei ben volentieri il nome quando le piacesse a dirmelo, perché non credo sia opinione da riprovar totalmente, con tutto che patisca qualche difficoltà in alcune Medaglie, massime di quelle de i primi tempi. Quando mi venne questo capriccio, io comprai in Venetia più di sei cento Medaglie di posteriori, et le andai distribuendo tutte secondo le zecche del mondo, mentionate dalli authori di quei tempi, et ne trovai alcune con le lettere sotto tanto chiare, che non crederei mai che si potesse negare che non sieno messe per il nome della città [f. 51] dov’era la Zeccha, et mi dispiace di non haver tempo di notargliele tutte: le dirò solamente d’alcune di Juliano et di Joviano con corone votive per rovescio, et sotto URB. ROM., et d’alcune dove si vede ALE. ò verò [sic] S.M.ALE per Sacra moneta Alexandriae; in segno di che vi si vede quasi sempre qualche testa di Serapide, ò qualche altra cosetta di maniera Egittia. Così in alcune dove è scritto SISC. ò verò [sic] S.M.SISC. Io leggerei sempre SISCIAE, ò SACRA MONETA SISCIAE. Dove ANT. ò S.M.ANT., ANTIOCHIAE ò SACRA MONETA ANTIOCHIAE; et così di Carthagine, di Naisso, di Arelate, di Aquileia, di Treviri, et di molte altre. L’opinione del Sig.re Antonio Augustini [sic] per conto del CONOB. per Costantinopoli obrizum mi piace assai, et mi piacerebbe ancora molto di più, quando V.S. m’assicurasse di non haverla mai veduta in medaglie d’argento ne di metallo, ma solamente d’oro. Il dissegno della sua Medaglia di Tre Magi, et l’aviso del bollo di Carlo Magno mi sonno stati carissimi, et ne la ringratio senza fine, sì come anco del suo Empedocle il quale m’è riuscito assai, sì per la bontà della testa come per la bizzarria del portamento di quella Cydari che mi pare una molto bella cosa, a proposito di che le mando alcuni altri pronti con certi concieri di testa molto bizzarri. Mandai i dissegni della Medaglia col folgore all’Ill.mo Procurator Contarini, mà non ce n’è nissuna simile nel suo studio, mi pare ben d’haver veduto qualch’altra con la medesima testa, et poi l’istesso folgore con l’Aquila appresso, mà non mi ricordo che vi fossero quelle lettere [f. 52] ΑΛΕΞΑΝΔΡΟΥ messe da V.S., credo che ci fosse scritto ΛΟΚΡΩΝ, se ne trovano ben molte di metallo con gli istessi simboli, et lettere ΣΥΡΑΚΟΣΙΩΝ, se ne vederò qualch’altra non mancherò di darnele aviso. Non voglio lasciare di dire ch’hebbi questi giorni passati un smalto giusto come quello che vidi già nel studio di V.S. M.to Ill.re de i sette dormienti di medesima grandezza, di medesima maniera, et di medesimo colore; mà non c’è varietà alcuna per conto de i nomi loro, con cui che sonno nel Baronio sopra il Martyrologio, se non in uno di quei d’abbasso che è chiamato DANESIUS in luogo di DIONISIUS, gli altri sonno COSTANTIN. MASIMIANUS. IOHS. MALC. MARTINIAN. SERAPIO. Non sò se quei di V.S. sieno diversi. Con che li baccio le mani. Di Padoa alli 20 Aprile 1602. Devotiss.mo ecc. » (Aix-en-Provence, Bibliothèque municipale, ms 209, f° 43-46; Si tratta di una copia: in calce al f. 47 è scritto “au Reg. 41.1 pag. 256”. La minuta autografa di Peiresc è infatti alla Bibliothèque Inguimbertine di Carpentras, ms. 1809, cc. 256r-258v. La lettera è parzialmente copiata da Esprit Calvet, Avignon, ms. 2349, c. 275r-v.; voir Carpita & Vaiani 2012, lettre n° XIII, p. 70-74).

References

  1. ^  Agustin, Antonio (1592), Dialoghi di Don Antonio Agostini, Arcivescovo di Tarracona, intorno alle medaglie, inscrittioni et altre antichità, Rome.
  2. ^  Carpita, Veronica - Vaiani, Elena (2012), La correspondance de Nicolas-Claude Fabri de Peiresc avec Lelio Pasqualini (1601-1611) et son neveu Pompeo (1613-1622), Paris.