Lettre du 12 février 1568 (de Venise): "AL SIGNOR GIULIO CESARE D’I VELI Hieri sera io ricevei una a me carissima di vostra signoria di VI del mese presente, insieme con l’impronto in piombo dell’Ieronimo Siracusano, il quale mi è stato gratissimo, sì per venire dalle sue mani, come ancora perché quello è stato cagione che fra le mie medaglie greche in rame sono venuto a noticia di una medaglia stata fin’hora da me sconosciuta, che è dello stesso Ieronimo, il quale havendo io già sono più di dieci anni, non di meno non sapeva di haverlo. La medaglia ha lo stesso profilo// [c. 162r] dal diritto et dal riverso il medesimo folgore, con lettere carnose; né altre vi si veggono, fuor che «ΒΑΣΙΛΕΩΣ **** ». Onde mi rallegro con lei. Et se fossimo d’uno stesso conio, non sarebbe gran fatto. Come vostra signoria verrà di qua, insieme con l’altre, sarà contenta di portare ancora questa. Piacemi ch’ella resti sodisfatta della verità di quelli clipei votivi et me ne rallegro, stando con animo di aggiugnere cotale autorità di Plinio nella terza editione del libro mio; al quale spero, se Iddio mi darà vita, di aggiugnere molte altre cose nuove che non saranno così trite o sapute da tutti. Quanto poi alla dichiaratione di quelle altre lettere della medaglia del Gordiano, «P.M.S. CO. VIM.» et di sotto «ANTI». Non so che dire altro né come assicurarmi a leggerle «Anno Secundo», overo in altre medaglie «AN. XIII» over «AN. XIV.» che disiano «Anno Quartodecimo». Perché cotali anni non possono riferirsi alle colonie, né agli anni dell’imperio di prencipi, ma bene dirò l’opinione di uno sconosciuto in tal proposito sopra una medaglia in rame di Marco Giulio Filippo il figliuolo, la quale medesimamente havrà per riverso la figura di una donna, che alla destra tiene un toro et alla sinistra un leone ch’egli dice che paiono volersi affrontare insieme, con lettere «PMSCOLVIM»; et sotto i piedi «ANV». Sopra la quale iscrittione costui dice che forse questo riverso vuol dinotare i «Ludi Paterno imperio et millesimo» da Roma edificata; i quali giuochi furono da loro celebrati con maravigliosa pompa. Perciò che, scrive Pomponio Leto, che ’l padre fece rappresentare questi animali, ciò è: XXXII elefanti, X alci, X tigri, XL leoni domestici, XXX leopardi mansueti, X iene, I ippopotamo, I rinoceronte, X arcoleonti, X camelopardi, XX asini selvatici, XL cavalli feroci et mille paia di gladiatori. Et che però si potrebbono così leggere quelle lettere: «Pontifex Maximus Senatus Consulto Ludi Imperatoris Animalia Quinctum». Ciò è «la quinta volta rappresentati al popolo», overo il quinto giorno. Perciò che in altre medaglie significanti li detti giuochi, si trovano tali iscrittioni: «I», «II», «III», sotto diversi animali, ciò è nelle medaglie di Filippo, che pare vogliano questi numeri varii significare che questi animali fossero mostrati al popolo il giorno secondo o terzo, overo per mostrare che quelli animali erano stati i primi o i secondi, overo terzi secondo il numero posto in luce al popolo. La quale dichiaratione di note numerali costui ha presa dal libro mio in Filippo il padre, nella sua medaglia in argento, ch’ha per riverso il leone, con iscrittione «SAECULARES. AUG.» et questa nota 2, sì come se ne veggono con altre note «II», «III», ma non so se questa es=// [c. 162v]=positione possa haver luogo nelle altre medaglie allegate da noi di Gordiano il Terzo, di Valeriano, over di Treboniano; nelle quali medaglie trovasi il medesimo riverso, conciosiaché da questi non si trovi essere stati celebrati i giuochi secolari, ma degli imperadori, da Cesare Augusto, da Claudio, da Domitiano, da Settimio Severo, insieme con Marco Aurelio Antonino, Caracalla e da Geta suoi figliuoli. Et poi furono celebrati dai Filippi imperadori, ciò è padre e figliuolo, l’anno millesimo doppo Roma edificata, poi da Gallieno, come fanno fede le soe medaglie. Ultimamente si ritrova, che furono celebrati da Honorio imperadore de’ posteriori, nel suo consolato VI, ducento anni dapoi che furono fatti da Severo et questo fu l’anno della città MCLVII né da altri imperadori io ritrovo essere stati celebrati. Onde la espositione nelle loro medaglie di quel numero degli animali, non può così haver luogo in Gordiano, Treboniano, over altri, come nelle medaglie di Filippo. Sì che è opinione pericolosa et non fondata. Oltre che non si ritrova che gli antichi nelle iscrittioni delle medaglie scrivessero giammai «SCO.» per «Senatus Consulto», non volendo costui parimente far punti, overo distintioni in quelle lettere intorno «PMSCOLVIM». Sopra che io subito attendo il suo parere. Quanto alla medaglia, di cui ella mi scrive, dello Alessando, di maniera greca, c’ha per riverso un cavallo pascente, con tale iscrittione «COL. ALE», le dico di havere io una medaglia simile di metal giallo, ma in Caracalla giovinetto, alla greca. Ha per riverso lo stesso cavallo pascente, co’ lettere intorno tali: «COL. AUG. TRO. ALEX.» ciò è «Colonia Augusta Troas Alexandria» della quale colonia troade Alessandria s’è altrove ragionato nel libro mio. Né volendo per questa esser più lungo con vostra signoria le bascio le mani, attendendo sua risposta. Di Vinegia, li XII di Febraro 1568" (Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, Ms 277, cc. 161v-162v; voir Missere Fontana 1995, p. 196, note 194; Missere Fontana 2013a, p. 333, note 41, p. 343, note 157, 160, 166-167; Marconato 2018, p. 275-276).