| |Grand document=-Lettre du 2 févr. 1726 (de Vienne) : « Lunedi mattina è stata risoluta e cominciata la risoluzione di visitare e inventariare il Museo Cesareo per commandamento dell’Augusto Padrone. Il Presidente della commissione si è S. E. il Sig. Conte di Cobenzel, Cameriere Maggiore. Un pubblico segretario registra le medaglie, che gli si hanno ordinatamente dettando, con la specificazione della testa e del rovescio, e con la distinzione delle legittime dalle false, o sospette. Quegli che formano il restante del corpo di essa commissione, sono il Prete Gio. Battista Panagia, il Cavaliere Garelli, il Baron Albret, il Tesoriere Ubens, ed io. Si è dato cominciamento dalle medaglie d’oro e si va a casa di S. E. ogni mattina dei giorni di lavoro. In questa settimana se ne sono registrate 561 per l’appunto ; e non siamo anche alla metà di quelle, che compongono la serie in oro. Tra esse ve ne sono di rarissime, e anche di singolari, nè vi potere figurare ch’esser possa altrimenti, trattandosi di un Museo Imperiale, alla cui raccolta si comincio a dar mano dall’Augustissima Casa fino dal tempo di Federigo III Imperatore, continuando in cio ad imitarne il nobile genio altri si Cesari, che Arciduchi in Ispruch, in Fiandra, ed altrove.Mi si dice, che ilnumero delle medaglie ascenderà a 50 e 60 mila ; laonde vi sarà molto a fare, e per più anni, avanti di terminarne il registro, finito il quale la M. S. dichiarevà quello che avrà in animo di scegliere per suo antiquario. Io fui l’altr’ieru a render grazie di tanto onore e favore alla M. S. la quale non per questo intende di scaricarmi del peso del teatro : onde mi si accresce la fatica, donde ne sperava il sollievo. Giovanni tuttavia per quest’anno fare un ultimo sforzo a fine di meritarmi la grazia, assicurandovi per altro che l’incomodo e la fatica mi è risarcita di molto dal piacere che provo in avendo sotto l’occhio un tanto tesoro, e giovandoni cio molto ad avanzar nella pratica di uno studio, a cui per altro conosco di aver troppo tardi applicato, non perchè non no avessi il genio, ma perchè mi mancava il modo di farlo. Voi mi farere piacere in communicando questa notizia agli amici, e in particolare al Sig. Patarol, e agli altri dilettanti, come pure al fratello. Cio che in tal fatto mi è stato di consolazione e di onore, si è, che gli altri per esservi ammesso, ban posta, per dir cosi, sossopra tutta la Corte, e impiegati i più forti e autorevoli mezzi ; la dove io sui solo a supplicarne il Pardone,tanto per me, quanto per il Panagia, al quale senza passione de darsi la preminenza sovra ciascuno di noi nella conoscenza delle buone medaglie dalle false, e nella intelligneza dei simboli e figurati. Quanto a me, giudico cho in cio egli abbia pochi pari in oggi, comechè altri esser vi possa che nella erudizione lo superi, non che il pareggi. Ma di cio per ora abbastanza » sur le cabinet impérial de Vienne (Zeno 1752, lettre n° 207, p. 407-409). | | |Grand document=-Lettre du 2 févr. 1726 (de Vienne) : « Lunedi mattina è stata risoluta e cominciata la risoluzione di visitare e inventariare il Museo Cesareo per commandamento dell’Augusto Padrone. Il Presidente della commissione si è S. E. il Sig. Conte di Cobenzel, Cameriere Maggiore. Un pubblico segretario registra le medaglie, che gli si hanno ordinatamente dettando, con la specificazione della testa e del rovescio, e con la distinzione delle legittime dalle false, o sospette. Quegli che formano il restante del corpo di essa commissione, sono il Prete Gio. Battista Panagia, il Cavaliere Garelli, il Baron Albret, il Tesoriere Ubens, ed io. Si è dato cominciamento dalle medaglie d’oro e si va a casa di S. E. ogni mattina dei giorni di lavoro. In questa settimana se ne sono registrate 561 per l’appunto ; e non siamo anche alla metà di quelle, che compongono la serie in oro. Tra esse ve ne sono di rarissime, e anche di singolari, nè vi potere figurare ch’esser possa altrimenti, trattandosi di un Museo Imperiale, alla cui raccolta si comincio a dar mano dall’Augustissima Casa fino dal tempo di Federigo III Imperatore, continuando in cio ad imitarne il nobile genio altri si Cesari, che Arciduchi in Ispruch, in Fiandra, ed altrove.Mi si dice, che ilnumero delle medaglie ascenderà a 50 e 60 mila ; laonde vi sarà molto a fare, e per più anni, avanti di terminarne il registro, finito il quale la M. S. dichiarevà quello che avrà in animo di scegliere per suo antiquario. Io fui l’altr’ieru a render grazie di tanto onore e favore alla M. S. la quale non per questo intende di scaricarmi del peso del teatro : onde mi si accresce la fatica, donde ne sperava il sollievo. Giovanni tuttavia per quest’anno fare un ultimo sforzo a fine di meritarmi la grazia, assicurandovi per altro che l’incomodo e la fatica mi è risarcita di molto dal piacere che provo in avendo sotto l’occhio un tanto tesoro, e giovandoni cio molto ad avanzar nella pratica di uno studio, a cui per altro conosco di aver troppo tardi applicato, non perchè non no avessi il genio, ma perchè mi mancava il modo di farlo. Voi mi farere piacere in communicando questa notizia agli amici, e in particolare al Sig. Patarol, e agli altri dilettanti, come pure al fratello. Cio che in tal fatto mi è stato di consolazione e di onore, si è, che gli altri per esservi ammesso, ban posta, per dir cosi, sossopra tutta la Corte, e impiegati i più forti e autorevoli mezzi ; la dove io sui solo a supplicarne il Pardone,tanto per me, quanto per il Panagia, al quale senza passione de darsi la preminenza sovra ciascuno di noi nella conoscenza delle buone medaglie dalle false, e nella intelligneza dei simboli e figurati. Quanto a me, giudico cho in cio egli abbia pochi pari in oggi, comechè altri esser vi possa che nella erudizione lo superi, non che il pareggi. Ma di cio per ora abbastanza » sur le cabinet impérial de Vienne (Zeno 1752, lettre n° 207, p. 407-409; Zeno 1785, vol. IV, Lett. 674, p. 86; Tomassoni 2021, p. 42, note 101). |